Dimore Storiche



La Palazzina di Caccia di Stupinigi gioiello d’Europa.

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Stupinigi. Gli interni.

La Palazzina si colloca in un contesto naturale mozzafiato con parco e tenuta di caccia oggi tutelati. Il giardino venne progettato nel 1740 da Michel Benard, che realizzò uno spazio collegato con la tenuta di caccia circostante. Nell’800 si trasformò in un parco in stile inglese. Lo straordinario percorso all’interno della palazzina reale incomincia dalla settecentesca Scuderia juvarriana dove è visibile la scultura originale del cervo di Francesco Ladatte. La visita, alla residenza reale inizia dalla biblioteca e l’antibiblioteca dove sono visibili diversi ritratti settecenteschi dei componenti di casa Savoia e scoperti dall’ occhio di Federico Zeri. Da qui si giunge al Salone centrale, cuore della Palazzina, dove un’enorme quanto pregevole lampadario di cristallo veneziano domina la vista. La sala ellittica è posta all’intersezione della croce di Sant’Andrea che ospita gli appartamenti reali.

Stupinigi. Salone centrale.

Da qui si accede alla suggestiva Anticappella e alla Cappella di S. Uberto (protettore della caccia e dei cacciatori), recentemente restaurate. Il percorso comprende infine l’appartamento di Levante, destinato ai Duchi del Chiablese. Nel susseguirsi delle sale finemente arredate, in cui le decorazioni su legno e su seta incantano per bellezza e fattura, si possono ammirare i mobili reali con pregiate dorature tipiche dello stile settecentesco, nonché i mobili capolavoro degli ebanisti italiani di corte. Oltre a ciò si possono apprezzare i Gabinetti Cinesi, il Salotto degli specchi e il vano che ospita la vasca di Paolina Borghese. Alla fine della visita si raggiunge la Sala da Gioco, arredata con colori vivaci e gusto tonale, in cui l’arredo segue il duplice filone delle cineserie e dei mobili dedicati allo svago degli ospiti.



Palazzo Monti  Della  Corte

Visitato da Capitale Italia

Di impianto seicentesco ma con un’ ala in stile settecentesca Palazzo Monti  della Corte si trova a Nigoline Bonomelli di Corte Franca in provincia di Brescia. Originariamente appartenne ai nobili Federici della Corte  che decisero di costruire a Nigoline un sontuoso palazzo per ricevimenti e per meglio godere della campagna. L’elegante e imponente edificio  passò di mano  nel XVIII secolo e fu acquisito dai Baroni Monti che  si unirono  ai della Corte, e da ciò ne derivò il nome Monti della Corte.

L’eroico Alessandro fu uno dei più illustri personaggi della famiglia Monti. Dopo aver combattuto durante i moti risorgimentali del 1848 ottenendo il comando della guardia nazionale durante le X Giornate di Brescia, a seguito della sconfitta contro gli austriaci,  trovò rifugio insieme a Tito Speri proprio a Palazzo Monti della Corte. Alessandro Monti si cimentò anche nella lotta di liberazione dalla dominazione austriaca dell’Ungheria guadagnandosi sul campo l’appellativo di eroe della libertà. Di Alessandro si può ammirare un bel ritratto nella grande sala del palazzo posta al primo piano dell’antico edificio. Qui vi è anche il raffinato salone delle feste, con vista sul giardino all’inglese ristrutturato da Sara Willshire moglie di Alessandro e sul vigneto adiacente, da cui si accede attraverso una scalinata in perfetto stile aristocratico.

I Monti tennero a Nigoline, in particolare a partire dall’Ottocento, un cenacolo di intellettuali e politici italiani che comprendeva nomi illustri quali Cesare Arici, Rodolfo Vantini, i fratelli Ugoni e Ugo Foscolo. Tra le altre personalità che hanno animato questo cenacolo culturale, vi anche il nigolinese Geremia Bonomelli, poi divenuto vescovo di Cremona. Altra figura di rilievo della famiglia Monti della Corte  è il Professore Alessandro Augusto.  Viaggiatore, avventuriero ed erudito, studioso di storia, politica e araldica di cui rimane la preziosa ed elegante biblioteca con accesso diretto alla graziosa cappella, posta nell’ala settecentesca della storica dimora bresciana. La figlia Beatrice fondò la Fondazione Santa Maddalena a scopo culturale che annovera la partecipazione di importanti scrittori provenienti da tutto il mondo. Fu la figlia di seconde nozze di Alessandro Augusto, Maria Enrica, detta Chica, che rilanciò l’attività vitivinicola legata al palazzo, producendo uno tra i più pregevoli vini della Franciacorta.

L’azienda fu tra le prime a proporre sul mercato l’odierno Franciacorta e Chica in breve tempo portò la produzione da 5000 a 75000 bottiglie all’anno. Il palazzo appartiene oggi ai fratelli Marie-José, Isabella e Alessandro figli della Baronessa Maria Enrica Monti della Corte che curano la conservazione e la valorizzazione dell’importante dimora storica, fra le prime ad aver aderito all’ Associazione Dimore Storiche Italiane. L’edificio presenta interni di pregio e di raffinata eleganza artistico architettonica anche per l’esistenza di notevoli dipinti del Seicento e del Settecento. Nel giardino è possibile ammirare piante secolari che impreziosiscono la vista sulla verdeggiante Franciacorta. L’edificio è visitabile mediante visite guidate ed è disponibile per eventi privati.

 

Villa Pagnoncelli Folcieri

Visitata da Capitale Italia

La Villa è  posta al centro di  Scanzorosciate, noto paese in provincia di Bergamo, e oltre ad essere un’elegante dimora storica è sede dell’omonima azienda vinicola che produce  il Moscato di Scanzo (diminutivo di Scanzorosciate), vino passito rosso, unico al mondo e del quale si trovano in loco fonti storiche che datano al lontano 1300 la prima produzione. Il moscato è oggi prodotto da un vitigno autoctono posto in collina, che fu acquistato da Maurizio Pagnocelli Folcieri, farmacista di terza generazione, nel 1962, da cui produsse il suo primo Moscato di Scanzo.  Non a caso venne chiamato il moscato del farmacista. Attualmente la nipote Francesca Pagnoncelli Folcieri è alla guida dell’azienda con il marito Massimo e i fratelli Federico e Serena. La produzione del nonno Maurizio fu di poche bottiglie, ma dagli anni Sessanta in poi lo stesso capostipite cominciò un’opera di rilancio del moscato di Scanzo.  Nacque in quegli anni la prima forma di consorzio, a cui seguì la conquista della DOCG. Un vino da meditazione che esiste soltanto qui,   il cui vitigno che lo produce, riscoperto nel secondo dopoguerra,    si pregia di essere la più piccola DOCG d’Italia.  

A guidarci nella visita della  Villa Pagnoncelli Folcieri è la signora Francesca che ci illustra le peculiarità dell’antica dimora. L’interno del signorile edificio posto su due piani,  presenta un ciclo di affreschi che a partire dalla biblioteca  si succedono di stanza in stanza ispirandosi alla mitologia di Ovidio ed a quella degli dei dell’Olimpo. Ottimo è lo stato di conservazione dei dipinti settecenteschi così come dei mobili e delle suppellettili di arredo che donano originalità ed eleganza alla dimora e acquistati dallo stesso proprietario in occasione dei suoi vari viaggi per  il mondo. Proprio nella biblioteca è visibile il ritratto di Maurizio Pagnoncelli Folceri.

Dal giardino in stile inglese posto difronte all’abitazione si scorge un’antica torretta posta all’altezza degli appartamenti che anticamente furono della servitù. Usciti dalla prima serie  di  stanze poste al primo piano, e attraversati i locali di quella che fu una farmacia, si accede ad altre  sale sontuosamente affrescate fra cui spicca il grande salone settecentesco e la graziosa e luminosa sala da tè,  in cui sono visibili, fra l’altro,  i ritratti delle sorelle Pagnoncelli, Isabella e Paolina, allieve di Giovanni Carnovali detto il Piccio,  fra le poche donne pittrici che esercitarono la loro professione nell’Ottocento.




Villa Gromo

Visitata da Capitale Italia

Elegante e imponente la settecentesca Villa Gromo è situata in una posizione ottimale all’interno della  verde e rigogliosa  pianura di Mapello in provincia di Bergamo. Villa signorile e di delizia sin dalle sue origini, circondata da un grande parco all’inglese ricco di alberi secolari, prende il suo nome dal villaggio rurale disabitato annesso alla grande dimora ancor oggi visibile,  e antico luogo di abitazione dei contadini nonché adibito alla produzione agricola facente capo all’antica proprietà che rimanda ai conti Zanchi che ordinarono l’edificazione della villa nel XVIII secolo.

Perfettamente conservata nelle sue parti esterne e interne, nel rispetto degli stili originali che si sono succeduti nel corso di tre secoli, ad illustracene le caratteristiche è Nicola Alberto Colaci proprietario della storica  dimora il quale ci accompagna in questa interessante visita ricca di fascino. Si accede alla villa dalla scalinata principale per  poi immettersi nel salone di rappresentanza in cui sono visibili i magnifici affreschi settecenteschi, che  si pensa realizzati della scuola di Carlo Innocenzo Carloni, noto artista di origini comasche che operò a metà del Settecento e del quale a Villa Gromo sono visibili due affreschi realizzati per la saletta dell’antibagno e per la chiesa annessa alla stessa dimora. Quest’ultima ha la peculiarità di avere un ingresso sulla strada che costeggia la parte laterale della villa, consentendo anticamente  l’accesso dei fedeli all’edificio in occasione dei riti religiosi. Dal salone di rappresentanza si accede in varie direzioni ad altre sale affrescate di diverse epoche e di varie dimensioni e ricche di figure allegoriche, cariatidi, finte balaustre, scorci di colonne, prospettive aeree, sagome e cornici illusionistiche.

Altra particolarità del salone è l’accesso al giardino posteriore attraverso un piccolo ponte che sovrasta la strada che costeggia la Villa, nonché l’ampia vista sul verde che si può ammirare sino a perdersi all’infinito. Lasciato  il salone dall’ingresso principale si imbocca sulla destra l’ampio e imponente  scalone che conduce al primo piano dell’edificio affrescato con ampi medaglioni che ritraggono fra l’altro le fatiche di Ercole. Un capolavoro di eleganza e di potenza allo stesso tempo. Al piano superiore si accede alla grande sala con vista sul parco. Da qui si scorge un’ampia  panoramica sull’ impianto a U della dimora tipico degli edifici delle ville lombarde del settecento. Nell’ala destra dell’edificio la signora Stampa nuova proprietaria che nell’Ottocento succedette   alla famiglia Finardi nella gestione della villa      vi   fece realizzare la portineria in stile elvetico, accanto all’attuale ingresso. Altra particolarità di Villa Gromo e che le ali del palazzo sono appena più basse rispetto al corpo centrale della costruzione pur avendo lo stesso numero di piani.

Questo fa supporre che l’edificio possa essere stato costruito in tempi diversi. Nel 1947, il complesso fu acquistato dalla famiglia Antona-Traversi, i cui eredi ancora oggi detengono la proprietà. Dal salone posto al primo piano si accede quindi ad una serie di stanze di varie dimensione elegantemente affrescate che fanno degli interni di questa villa  un capolavoro di stile ed eleganza. Oggi la villa è utilizzata per matrimoni, attività culturali di tipo musicale e per  visite guidate.




La Tenuta Castello di Grumello

Visitata da Capitale Italia

Quasi mille anni di storia sono visibili nelle strutture architettoniche  della Tenuta Castello di Grumello del Monte, dimora storica posta in provincia di Bergamo, circondata da un’ampia e verdeggiante  tenuta di circa 20 ettari  a vigneto specializzato in cui si  produce fra l’altro il vino Valcalepio, marchio autoctono tipico di questo tratto collinare fra Bergamo e il lago d’Iseo e che dà anche il nome alla collina bergamasca. Qui il condottiero Bartolomeo Colleoni ne fece una delle sue residenze durante gli scontri fra la Repubblica di Venezia e il Ducato di Milano e usò l’antica costruzione anche come  base per il controllo del territorio circostante. Di questo periodo oggi rimangono la pittoresca torre con merlatura guelfa, la sala a volta a crociera del corpo di guardia quest’ultima con il compito di difesa della cittadina orobica, le prigioni e le storiche cantine, fra le più antiche d’Italia, dove in periodo medievale si rifugiava la popolazione locale in caso di attacco nemico al borgo di Grumello, e ai giorni nostri dove matura il vino della produzione  della Tenuta del Castello.  Nato nel 1200 come fortezza militare con una torre alta 40 metri sia pur ridimensionata nel corso dei secoli, il castello fu acquistato nel 1319 dal Cardinale Guglielmo Longo.

Fu in questo secolo che la fortezza si dotò di una cinta muraria che proteggeva la preesistente torre fortificata. Dopo un periodo di abbandono durata ben due secoli, in cui le scorribande nemiche provenienti dalla sottostante pianura Padana erano cessate,  esaurendo così  lo scopo difensivo del Castello, fu il Colleoni a ristabilirne l’antica e originaria funzione a causa della necessità di controllo dei confini fra le terre bergamasche della Serenissima e quelle del Ducato di Milano poste poco distanti da Grumello. A partire dal 1700 il Castello cambiò nuovamente la sua fisionomia e fu trasformato in residenza patrizia con corte circondata da ippocastani secolari e munita di cappella privata ricca di stucchi e di vetri colorati di Murano, con accesso diretto alle eleganti sale dell’antica dimora.

Da allora alla proprietà del castello  si sono alternate diverse nobili casate, dai conti Suardo ai marchesi Del Carretto e i principi Gonzaga del Vescovado. E’ nel XVIII e XIX secolo che si è consolidato l’attuale aspetto di grande abitazione fortificata, pur conservandone la parte medievale di Torre e Scuderie. Dal 1953 la Tenuta Castello di Grumello appartiene alla famiglia Reschigna Kettliz di Milano che ha dato nuovo impulso alla tradizione vinicola di Grumello producendo vini di grande qualità. Dal 1990 Cristina Kettliz ha preso in mano le redini dell’azienda vinicola continuando l’attività del nonno Giovanni e del padre Enrico, nonché aprendo il Castello al pubblico trasformandolo in luogo di incontro molto frequentato dove organizzare mostre, concerti, presentazioni artistiche e letterarie, degustazioni ed eventi privati. Oggi la proprietà della tenuta appartiene ad Angelo e Daniel Gotti.