
Maria Pezzi una donna dentro la moda
‘Maria Pezzi, pioniere del mestiere di stilista, considerata la più grande giornalista di moda del Novecento, diede una definizione di sè stessa nel libro intervista di Guido Vergani, “Una vita dentro la moda”, Skira editrice. “Io sono stata sempre una semplice cronista, non una studiosa della moda, non una talent scout, anche se, curiosa come sono per natura, ho tenuto a battesimo tanti debuttanti, tanti che mi venivano segnalati. Cercavo di raccontarli nella loro interezza di persone e di stilisti: incontri di vita più che di mestiere. Certo, l’esperienza, il tanto vedere mi hanno aiutato a capirci qualcosa, a prevedere un successo. Sarei stata miope, se non mi fossi resa conto, subito, nel 1953, che Cardin era geniale.”
Maria Pezzi, durante la guerra, lavorava per la rivista “Fili di Moda” mensile di moda pratica della casa editrice Domus. “A Fili di Moda” come lei stessa ricordò “ci lavorai molto e serenamente. Quando i bombardamenti costrinsero la Domus a traslocare gli uffici a Bergamo, io ci andavo in bicicletta. Ho pedalato come una forsennata in quegli anni.

A Maria Pezzi la passione per la moda venne ancora adolescente, quando vide a teatro l’attrice Vera Vergani.
Maria Pezzi fu la prima donna accreditata come cronista alle sfilate di moda a Parigi a partire dagli anni trenta. Seguì la moda italiana sul nascere. Descrisse l’esordio delle maison e degli stilisti internazionali, e ne documentò le novità e le mutazioni nel corso degli anni, nei vari luoghi del mondo, sin quasi ai giorni nostri.

Il 12 febbraio del 1951, a Firenze, nel salone di Villa Torrigiani, nasce la moda italiana. A sfilare sono tredici firme: Simonetta, Fabiani, le sorelle Fontana, Schubert, Carosa, Marucelli, Veneziani, Noberasco, Vanna, Pucci, Avorio, Bertoli e la Tessitrice dell’Isola Clarette Galloni. Testimone dell’evento è ancora lei, Maria Pezzi, che scrisse. “Non c’era passerella, ci sarebbe stata nell’estate del 1952 quando le sfilate traslocarono a Palazzo Pitti, nella Sala Bianca: una novità assoluta nel salone di casa Giorgini. La moda italiana nasceva a livello di parquet, era così anche negli atelier di Parigi, in un breve tracciato fra sedie e poltrone. C’era un pianoforte, c’era un tapeur. La biblioteca serviva da spogliatoio per le indossatrici” ‘Prima degli abiti da giorno’, ha scritto Roberta Orsi Landini, studiosa della moda, ‘sfilarono i modelli boutique e quelli per il tempo libero e lo sport. Era questo un tipo di abiti che Parigi non presentava, che non aveva riscontro nelle immagini sofisticate della moda francese. I capi erano imprevisti, giovani, freschi, colorati. La qualità sorprendente. I prezzi incredibilmente interessanti. Fu questo il passepartout della nascente moda italiana.’ Il tempo era maturo. Pitti cominciò a insidiare la supremazia di Parigi. Come detto, nel 1952 le sfilate fiorentine avvennero nella Sala Bianca di Palazzo Pitti e fu l’inizio di un successo inarrestabile. Nuovi nomi si affermarono grazie alle sfilate fiorentine: Roberto Cappucci, e più tardi negli anni sessanta, Krizia, Mila Schon, Valentino e Ottavio Missoni. Valentino, Mariuccia Mandelli, in arte Krizia, e Ottavio e Rosita Missoni, furono vere e proprie “scoperte” della Pezzi. Quest’ultimi, nel 1973, a Dallas, ricevettero il Neiman Marcus Award, l’Oscar della Moda.

La giornalista milanese, sul finire degli anni “40, fu assidua frequentatrice della trattoria Bagutta, dove Orio Vergani e Riccardo Bacchelli e altri artisti e intellettuali dell’epoca, fondarono nel 1926, il più antico premio letterario italiano, il “Bagutta”. Fu introdotta dal pittore Mario Vellani Marchi, uno dei fondatori del premio, che la presentò a Dino Buzzati, che diverrà suo grande amico. Con lui, Orio Vergani, Leonardo Borgese, Gigiotti Zanini, per il lanificio Tiziano e in alleanza con la Galleria Gian Ferrari, nel 1950, Maria Pezzi organizzò il concorso di pittura “Immagine di una donna del 1950” e per il catalogo chiesero a scrittori una definizione della moda. Indro Montanelli disse: “Penso della moda quello che Edoardo De Filippo pensava della jettatura: io non ci credo, ma c’è.” Un anno dopo, come detto, la moda italiana esordì a Firenze. Il primo “contatto” con i Vergani, Maria Pezzi l’ebbe a sedici anni, come da lei descritto al teatro Manzoni a Milano. Fu l’inizio della sua grande passione di disegnatrice di moda che, negli anni, si unirà a quella di giornalista specializzata. Nei suoi reportage, la giornalista milanese, saprà unire alla scrittura, i disegni dei modelli (i fotografi non esistevano), che invierà insieme al “pezzo”, a importanti testate giornalistiche italiane. Una passione, la sua, divenuta professione, vissuta con intensità ed equilibrio, sino e oltre, l’incontro professionale con Guido Vergani, avvenuto negli anni novanta. Vergani allora inviato speciale del quotidiano “La Repubblica”, seguì, a partire dagli anni “80, il boom della moda a Milano. Documentò lo sviluppo di Milano Collezioni in Fiera a cura di Beppe Modenese, organizzatore della manifestazione nel corso degli anni.

Il suo incontro con la Pezzi, culminò, oltre che nella realizzazione del Dizionario della Moda del Novecento, anche nel libro intervista di Vergani sulla grande giornalista, fortemente voluto da Ottavio e Rosita Missoni, i suoi amici di sempre, in onore della grande giornalista milanese, per i suoi novant’ anni. Maria Pezzi oltre che giornalista fu anche disegnatrice di moda. Creò infatti modelli per diverse riviste italiane e si occupò anche di costumi teatrali divenendo una delle prime stiliste di moda in Italia. Suoi sono infatti i costumi per il teatro di alcuni spettacoli dell’ amico Dino Buzzati. Nel 1990 inoltre, in occasione dei Mondiali di Calcio italiano, Maria Pezzi documentò con i suoi disegni i modelli- costumi dei Missoni per lo spettacolo inaugurale ideato da Piero Zuffi. I costumi rappresentavano il continente africano in un turbinio di vivaci e moderni colori sparsi su abiti di taglio elegante e sportivo allo stesso tempo, un trionfo di stile e qualità “Made in Italy”. Questi furono anche i suoi ultimi disegni. Da allora Maria Pezzi non si occupò più di documentare la moda con l’arte, ma solo con articoli e autorevoli consulenze, come nei confronti del Dizionario della Moda del Novecento a cura di Guido Vergani, della Baldini Castoldi Dalai editrice, collaborazione che durò sino al 2006 anno della sua scomparsa.

Una parte del presente articolo costituì l’intervento di Marco Buscarino alla conferenza da lui curata dal titolo “Guido Vergani e il Dizionario della Moda” presentata nell’ambito della grande mostra “Per filo e per segni” svoltasi nel 2008 presso il Museo Storico di Bergamo in cui fu presentata l’edizione internazionale in lingua inglese del Dizionario della Moda.

È uscita la nuova edizione dell’Enciclopedia della Moda 2023

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