Musica Danza e Spettacolo

Paolo Jannacci al Donizetti di Bergamo nel concerto dedicato al padre

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Concerto all’insegna della solidarietà quello di Paolo Jannacci e del suo gruppo ieri sera al teatro Donizetti di Bergamo. A fare gli onori di casa il Presidente della Fondazione Donizetti, Giorgio Berta, insieme alla sindaca di Bergamo, Elena Carnevali e al Presidente di A2A, Roberto Tasca. Il concerto organizzato dal Banco dell’Energia ha voluto promuovere e in parte  finanziare i numerosi progetti solidali in favore delle famiglie in difficoltà economica e promossi da questo importante ente solidaristico. La serata musicale è subito iniziata all’insegna di un brano celeberrimo “Over the Rainbow” arrangiata in chiave jazz da  Jannacci e dagli esperti musicisti Stefano Bagnoli, alla batteria e percussioni, Marco Ricci al contrabbasso e al basso elettrico e  Daniele Moretto alla tromba e flicorno e cori. L’atmosfera romantica derivante da questo pezzo si è subito trasformata in allegria con il successivo brano “Latinando” un ritmato pezzo latin jazz di genere brasiliano che ha catturato il numeroso pubblico presente. Da questo punto in avanti il concerto è stato un crescendo grazie anche al livello  dei brani proposti  quali “Parigi” di Paolo Conte ed ai numerosi successi di Enzo Jannacci a cui il concerto era dedicato. Così come lo stile crepuscolare e un po’ surreale che il quartetto ha saputo imprimere all’atmosfera della serata.  Tutti pezzi abilmente riarrangiati in chiave jazz e ottimamente eseguiti dallo stesso figlio Paolo al pianoforte e dal suo terzetto. Originale è stata anche l’interpretazione vocale di Paolo dei successi di Enzo in cui ha saputo dar vita allo struggente  ricordo del padre mantenendo al contempo il proprio stile musicale. E’ stato a questo punto che il pubblico ha manifestato il proprio entusiasmo divenendo esso stesso partecipe di alcuni brani come “Vengo anch’io, no tu no” e “E la vita, la vita” quest’ultima di Enzo Jannacci e Renato Pozzetto, canzone contenuta nell’album omonimo di Cochi e Renato realizzato in collaborazione con lo stesso Jannacci padre e niente di meno che con Dario Fo. Non è mancata l’allegria e la musicalità e lo stile cabarettistico delle varie interpretazioni dei brani di Enzo che  si è manifestato in diversi frangenti dello spettacolo ed anche in occasione della canzone “Ci vuole orecchio”.  Così come  i momenti di riflessione sono stati molteplici: primi fra tutti “Vincenzina e la fabbrica”,  “El portava i scarp del tennis”.  Quest’ultimo brano ha rispecchiato lo spirito dell’iniziativa benefica e   ha caratterizzato il finale dello spettacolo al quale il pubblico ha subito risposto con una serie di calorosi e prolungati applausi, tanto da indurre Paolo Jannacci e il suo gruppo all’esecuzione di altri due pezzi.   



A  Lecce in scena la grazia del Balletto del Sud

Il Balletto del Sud in “From Italy, with love.”

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Un viaggio emozionale nei diversi aspetti del Belpaese, arte, musica, cultura, spirito e storia   italiana, può essere definito lo spettacolo multimediale “From Italy, with love.” -Una cartolina dalla cultura Italiana- del Balletto del Sud. Emozioni visive a sfondo della ottima danza a cura dei venti danzatori e danzatrici della nota compagnia leccese. “From Italy, with love”  è la nuova produzione del Balletto del Sud con le coreografie di Fredy Franzutti.   Lo spettacolo è andato in scena questo pomeriggio presso il teatro Apollo di Lecce ed è stato introdotto dallo stesso Franzutti che ne ha illustrato i motivi ispiratori.  Le musiche di Monteverdi, Rossini, Verdi, Cilea, Mascagni, alternate alle canzoni più moderne di Tosti, Mina, Battisti, Battiato, Vecchioni, Lauzi e Conte in una originale e coerente miscela,  hanno fatto da traino ai diversi e numerosi quadri di balletto in stile classico e moderno che si sono succeduti a ritmo pressochè ininterrotto per oltre un’ora. Diverse sono state le suggestioni emozionali che hanno caratterizzato lo spettacolo, come l’originale percorso fra le città italiane, Napoli, Firenze, Venezia, e attraverso la storia del nostro paese, che ha visto il suo coronamento  nel Risorgimento.  Ne è uscita una vera e propria cartolina italiana come suggerito dal titolo dello spettacolo,  fatta di aspetti sensoriali ed emotivi. Intrigante si è rivelata la costruzione dello spettacolo  basato sulla freschezza e la leggerezza dei giovani e delle giovani interpreti ben guidati da un esperto coreografo nonchè fondatore e direttore della compagnia, che nel corso di quasi un trentennio, l’ha portata ad essere protagonista sulla scena italiana ed internazionale. Il Balletto del Sud  vanta infatti collaborazioni prestigiose sia con ballerini moderni come Lindsay Kemp, che con la regina della danza Carla Fracci e la grande Luciana Savignano. Standing ovation finale da parte del pubblico che ha seguito lo spettacolo con ammirazione e grande affetto.



Grande prova di Enrico Rava e del suo gruppo al Locomotive Jazz Festival 2024

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Protagonista assoluto della musica jazz internazionale degli ultimi cinquant’anni, Enrico Rava è un musicista anticonvenzionale e  nel suo dna vi è l’ecclettismo che ne caratterizzano le scelte musicali e professionali.  Primo musicista italiano ad essersi wesibito in Cina (dopo di lui ci andò Gianluigi Trovesi,) il suo successo  iniziò  a metà degli anni sessanta, conquistando la scena europea come uno dei più dotati solisti jazz di casa nostra. Il suo successo è poi continuato nel corso degli anni sino ad oggi portandolo ad essere uno dei più apprezzati jazzisti italiani nel mondo. La sua grande inventiva musicale unita alla limpidezza  dello stile esecutivo,  connotano fortemente tutte le sue variegate  esperienze musicali, come quella di stasera che ha visto  presentare al pubblico del “Locomotive Jazz Festival 2024” a Sogliano Cavour (Lecce),   il suo più recente progetto dal titolo “The Fearless Five”, con la formazione che comprende giovani musicisti di talento quali Matteo Paggi al trombone, Francesco Diodati alla chitarra (già membro del 4et di Rava), Francesco Ponticelli al contrabbasso ed Evita Polidoro alla batteria. Un concerto che ha saputo regalare le giuste emozioni al numeroso pubblico presente a questa importante rassegna jazzistica salentina. Partito decisamente all’insegna del free jazz il concerto di Rava e del suo gruppo si è gradualmente sviluppato verso sonorità raffinate ed eseguite con notevole maestria dal trombettista triestino e da Paggi che insieme al leader  ha tenuto in diverse occasioni le redini del concerto.  Non è stata da meno la performance degli altri musicisti che hanno espresso la loro tecnica  unendosi talvolta ai fiati o trovando spazio adeguato anche per la loro individualità. Di alto livello è stata nel suo complesso l’intera performance del quintetto italiano confermato dall’entusiasmo del pubblico e quasi sempre caratterizzata dallo stile   di un jazz moderno e dalla imprevedibile quanto efficace creazione di Rava. Tutti i pezzi eseguiti erano infatti sue creazioni. Un’esperienza sterminata la sua e rivelata anche stasera,   assimilata grazie alle sue collaborazioni con i grandi del jazz mondiale fra cui quella con Stefano Bollani,  Pat Metheny, Archie Shepp, Michel Petrucciani, Joe Lovano, Steve Lacy, John Scofield. Più volte votato miglior musicista nel referendum annuale della rivista “Musica Jazz”, risultando vincitore anche nelle categorie “miglior gruppo” e “miglior disco italiano” diversi sono  anche per Rava i prestigiosi riconoscimenti ricevuti a livello nazionale e internazionale fra i quali la  nomina a  “Cavaliere delle Arti e delle Lettere” dal Ministro della Cultura Francese, nel 2002 il prestigioso “Jazzpar Prize” a Copenhagen nonchè nel 2019   l’Onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana. Negli ultimi anni è comparso nei primi posti del referendum della rivista americana Down Beat, nella sezione riservata ai trombettisti, alla spalle di Dave Douglas, Wynton Marsalis e Roy Hargrove, e in quella riservata ai migliori gruppi, con il quintetto denominato TRIBE. Ed è la prima volta che una formazione italiana figura in tale classifica. L’elenco dei primati potrebbe continuare a dimostrazione di un genio  musicale intramontabile.



Ottimo avvio di Bergamo Jazz 2024 al Teatro Donizetti con John Scofield e Miguel Zenon

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Grande concerto di John Scofield e Miguel Zenon al teatro Donizetti di Bergamo all’insegna del tutto esaurito. La prima serata del  Festival Bergamo Jazz 2024 presso il principale teatro cittadino è stata introdotta da Joe Lovano, direttore artistico del festival,  coadiuvato  da Roberto Valentino.    A esibirsi per primo è stato John Scofield con il suo quartetto. Sul palco del Donizetti vi erano oltre al chitarrista dell’Ohio, Josh Dion alla batteria, Dan Veiss al contrabbasso  e Jon Cowhered  al pianoforte. Diciamo subito che  nel 2023 è uscito un doppio album di Scofield dal titolo Uncle John’s Band, realizzato con  Vicente Archer e Bill Stewart e alcuni dei brani in esso contenuti, scritti fra gli altri da  Neil Young, Leonard Bernstein,   Miles Davis e dai Grateful Dead,  sono stati eseguiti nel corso del concerto bergamasco, insieme a quelli composti dallo stesso Scofield.



Straordinaria performance a Brescia della compagnia di danza americana Ailey II con Revelations

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Grande spettacolo della compagnia di danza Ailey II al Teatro Grande di Brescia lo scorso 9 novembre 2023. Dodici in totale le danzatrici e i danzatori in scena, che hanno presentato quattro quadri di balletto fra i più famosi del loro repertorio, fra cui figurava l’immancabile capolavoro Revelations del maestro fondatore della compagnia newyorchese Alvin Ailey. Nata nel 1974 l’Alvin Ailey Repertory Ensemble ora compagnia di danza  Ailey II, è la continuazione dei  programmi di formazione alla danza delle nuove generazioni  di coreografi e ballerini del suo fondatore.

Francesca Harper. Photo by Nina Wurtzel

Questi infatti  nel 1969 fondò l’Alvin Ailey American Dance Center oggi  The Ailey School la scuola di danza della compagnia Alvin Ailey American Dance Theatre, da cui nel 1974 si formò la compagnia  Ailey II. Uno dei più importanti supervisori della Ailey II è stato indubbiamente il coreografo pluripremiato e maestro della coreografia afro-americana Robert Battle che oggi è consulente artistico della Ailey II nonchè direttore artistico della Alvin Ailey American Dance Theatre

Alvin Ailey American Dance Theatre

Battle ha una collaborazione di lunga data con l’organizzazione di Alvin Ailey a cui fu chiamato, dopo la sua esperienza con la Parson Dance,  come supervisore del settore delle nuove generazioni più promettenti, coreografi e ballerini  statunitensi, nel 1999. Di Battle a Brescia è stata presentata la coreografia The Hunt ispirato all’aspetto predatorio della natura umana e  al brivido primitivo della caccia, accompagnata da naturali e nude percussioni del brano Les Tambours du Bronx che dà origine ad un dinamismo inconsueto, che sembra rappresentare qualcosa di antico e al contempo di moderno. La compagnia di  Ailey II, fra le più quotate a livello internazionale è attualmente diretta da Francesca Harper, artista prestigiosa, che è subentrata nel ruolo di direttore artistico a Sylvia Waters, ballerina e coreografa dal curriculum impeccabile, nel settembre 2021. La Harper  cura anche le coreografie della compagnia una delle quali, la poetica Freedom Series,  un quadro dalla stupefacente tematica in cui la memoria si sforza di influenzare il futuro,  ha riscosso molto successo nella performance bresciana.



Fabrizio Bosso conquista il Salento

Concerto di spessore del trombettista torinese e del suo gruppo al Locomotive Jazz Festival 2023.

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Terza serata del Locomotive Jazz Festival 2023, quella di ieri 31 agosto, a Sogliano Cavour con Fabrizio Bosso e il suo gruppo formato da Julian Oliver Mazzariello al pianoforte, Nicola Angelucci alla batteria e Jacopo Ferrazza al contrabbasso. La popolare manifestazione salentina dedicata al jazz creata e diretta da Raffaele Casarano, ha presentato una delle formazioni più talentuose del panorama jazzistico internazionale “Made in Italy”. Il musicista torinese con gli altri componenti del gruppo ha proposto al folto  pubblico pugliese un percorso musicale denominato “We Wonder”, basato sui successi più significativi di Stevie Wonder e reinterpretati secondo lo stile limpido e moderno del jazz di Bosso e del suo collaudato quartetto. Essi hanno infatti mostrato tutto il loro affiatamento sin dai primi brani del concerto in cui, l’abilità tecnica di Bosso si è unita alla creatività degli altri musicisti che hanno arricchito l’intera performance musicale con stile e originalità. I temi musicali del grande Stevie Wonder presentati nel corso della serata e tanto cari al quartetto italiano, hanno fatto in parte ricordare le performance televisive dello stesso Bosso dedicate all’artista americano su RaiTV2 nel corso della trasmissione Radio2 Social Club accanto alla giovane cantante Frances Alina Ascione. Ricco di brani vivaci e di spessore il concerto salentino ha confermato l’abilità artistica di Bosso e del suo gruppo nel costruire pezzi strutturati sulle stupefacenti melodie di  Wonder. Operazione questa di indubbio interesse musicale e apprezzata dal pubblico dello spettacolo. Bis finale a richiesta con la bellissima esecuzione di Cantabile, da parte della band di casa nostra, brano di grande suggestione di Michel Petrucciani  e abilmente adattato alla tromba da Bosso, che si è presentato a sorpresa in platea ad eseguire il pezzo fra il pubblico presente.




Grande Successo del concerto lettura “La Bella Virginia” all’Accademia Carrara di Bergamo.

La Virginia bresciana, bella e nobile ragazza in procinto di sposarsi, venne pretesa dal luogotenente di Carlo Magno, Ismondo, che aveva conquistato la città di Brescia. Alle richieste del tiranno seguì un diniego della donna, la quale venne imprigionata insieme al fidanzato Ridolfo con l’accusa di cospirazione. Il padre di Virginia, Edoardo, eminente personalità cittadina, li fece scarcerare promettendo la figlia a Ismondo, ma appena liberata, il genitore la pugnalò davanti al tiranno. Il popolo bresciano alla vista del cadavere della giovane insorse, scacciando i Galli da Brescia. 

Frontespizio della Virginia del  Salfi del 1797

Tale vicenda è a sua volta ispirata a quella della pleblea romana Virginia, narrata da Tito Livio ne la “Storia di Roma” e sulla cui vicenda alla Carrara è presente il quadro “Storie di Virginia” di Sandro Botticelli che ne ripercorre le drammatiche fasi. Alla vicenda della Virginia narrata dal Salfi, ha chiarito l’attore bergamasco, è stato dedicato da Marco Buscarino, un percorso fra Bergamo, Brescia e la terra lombarda, denominato “Sulle Orme di Virginia” pubblicato da Touring Magazine organo del Touring Club Italiano. Lo spettacolo musicale ha quindi preso avvio con l’introduzione tratta dall’opera di Saverio Mercadante “Virginia” a cui è seguito il brano “Porgi amor”  tratto dalle Nozze di Figaro di Mozart e interpretato dalla brava soprano Erica Artina. A seguire è stata la volta della soprano italo canadese Jessica Pantarotto che ha interpretato “l’ Aria di Donn’ Anna” tratta dal Don Giovanni di Mozart, che ha stupito i presenti con la sua voce potente e cristallina. Ai pezzi di opere liriche di Gaetano Donizetti, “La fille du regiment” “Maria di Rohan” e di Beethowen “Fidelio”, si sono quindi alternati testi tratti da  Salfi, dalle opere liriche citate e dai “Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni. 

 Da sinistra Erica Artina e Jessica Pantarotto alla Carrara

Lo stesso autore citò la Virginia Bresciana nell’Adelchi del 1822, in particolare nel suo “Discorso sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia” opera in essa contenuta. Gran finale di concerto con “Sulle materne ceneri” tratta da la “Virginia” di Mercadante e abilmente interpretata da Jessica Pantarotto e con il brano di sola musica “Der Freischutz” di Carl Maria von Weber a cui è seguito il caloroso ed entusiastico applauso del pubblico presente. Il concerto lettura “La Bella Virginia” è stato presentato nell’ambito delle iniziative Bergamo Brescia Capitale Italiana  della Cultura 2023, e a chiusura della Giornata Nazionale dell’Associazione Dimore Storiche Italiane che ha avuto fra gli altri il patrocinio dell’ Unesco.

                                                                                     



Lakecia Benjamin e Hamid Drake veri protagonisti di Bergamo Jazz Festival 2023

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Serata all’insegna della contaminazione quella di Lakecia Bemjamin e del suo quartetto formato da Zaccai Curtis al pianoforte, Ivan Taylor contrabbasso e E. J. Strickland alla batteria, che si sono esibiti  nella penultima serata di Bergamo Jazz Festival presso il Teatro Donizetti di Bergamo. Il gruppo americano ha presentato brani di vario genere come nello spirito della giovane e quotata sassofonista newyorkese, partendo dal jazz metropolitano di ampio respiro, che a tratti ha ricordato lo stile free jazz alla Dave Douglas anche per via del ritmo forsennato con cui la Bemjamin e quartetto hanno proposto i loro brani iniziali. E se lo spirito di John Coltrane aleggiava sul quartetto e nei loro brani più riusciti, ci sono state variazioni di repertorio decisamente rap, spiritual e latin Jazz in cui i musicisti hanno mostrato versatilità e precisione tecnica. In particolare Zaccay Curtis ha saputo imprimere stile e modernità ai brani più legati al jazz metropolitano di New York, sottolineato dalla grinta a volte un po’ strabordante di Bemjamin al sax e dalla tecnica sopraffina di Taylor e Strichland nell’accompagnamento strumentale. Decisamente alto  il livello del gruppo a cui il pubblico ha risposto entusiasticamente. Diversa nella sua proposizione e nello stile è stata la seconda parte della serata, anch’essa presentata dalla direttrice artistica del festival Maria Pia De Vito, (come avvenuto in apertura con il quartetto della Bemjamin), in cui si è esibito il gruppo di Hamid Drake batterista, percussionista e cantante. Il musicista di Chicago si è presentato con altri sei artisti internazionali come Ngoho Ange danzatrice, Shabaka Hutchings sassofonista e clarinettista, african flutes e  shakuhachi,  Jan Bang alle tastiere e strumenti elettronici, Jamie Saft al pianoforte e tastiere, l’italiano Pasquale Mirra al vibrafono e Joshua Abrams al contrabbasso e  guembri. Il progetto della band presentato al pubblico bergamasco è stato studiato e ispirato dalle musiche di Alice Coltrane, moglie di John, che tanta parte ha avuto nella formazione musicale di Drake. Il gruppo ha  stupito il pubblico in più occasioni nel corso delle sue esibizioni in quanto partendo spesso dalle note di free jazz che aprivano i brani, è sempre arrivato ad esecuzioni corali di tipo etnico e o sperimentali, mantenendo inalterato il carattere spontaneo dell’ esecuzione. Drake ha mostrato tutto il suo talento sia come virtuoso delle percussioni che come cantante, dotato di una straordinaria vocalità. Non da meno sono stati i suoi musicisti che hanno saputo infondere le loro personalità e il loro carattere ad ogni singola esecuzione ed a cui il pubblico ha mostrato entusiasmo e partecipazione. La serata è stata trasmessa in diretta su RAI RADIO3. Gran finale di Bergamo Jazz Festival previsto per il 26 marzo alle 20,30 sempre al Teatro Donizetti con Richard Galliano e Richard Bona entrambi con il loro rispettivo trio.

Maria Pia De Vito direttrice artistica di Bergamo Jazz Festival 2023




Spettacolare successo di Mario Biondi a Bergamo

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Calorosissima accoglienza da parte del pubblico orobico  per il concerto di  Mario Biondi e della sua band al teatro Creberg di Bergamo, dove ha presentato il suo Romantic Tour 2022. Uno spettacolo ricco di nuovi pezzi musicali usciti il marzo scorso in un nuovo album dal titolo  Romantic, già presentato in Europa e che è giunto a Bergamo nell’ambito della tounèe teatrale dell’artista di origini siciliane. In realtà Biondi a Bergamo sarebbe dovuto venire già dallo scorso maggio, ma a causa di alcuni problemi organizzativi ha dovuto rinviare la data del concerto al 2 novembre scorso. Ed è stato proprio con il brano in italiano dal titolo “Sino all’ultimo respiro” tratto dal suo nuovo album, che Biondi ha aperto il concerto bergamasco. Caldo, misurato ed essenziale lui e il suo gruppo hanno proseguito alternando i nuovi pezzi tratti dall’ultimo album a quelli più classici e conosciuti, come “Watermelor man” di Herbie Hancock, o con la rivisitazione  in chiave soul del famoso brano di Lucio Battisti “Prendila così” anch’esso contenuto in Romantic e che ha suscitato l’entusiasmo del pubblico. Da qui in poi Biondi   ha dispiegato il suo stile soul jazz, mettendolo al servizio di altri generi, in una sorta di magica contaminazione musicale che a partire dal genere brasil jazz, con tanto di omaggio sotto forma di citazione musicale ai grandi della bossa nova, è arrivato in Inghilterra alla musica anni “Ottanta di Sade proponendo per intero il notissimo brano “Smoot operator” della grande artista britannica.

Non poteva mancare a questo punto “This is what you are” brano singolo che nel 2006 portò Biondi all’attenzione del pubblico internazionale ed a seguito del quale l’artista italiano iniziò il suo lungo percorso fra i grandi del genere soul. Da allora uno dei suoi più importanti incontri fu indubbiamente quello con Burt Bacharach che scrisse per lui “Something that was beautiful” che il crooner catanese ripresenta in concerto  fra gli scroscianti  applausi  del pubblico. Gran finale quindi fra l’esultanza dei numerosi spettatori presenti con la riproposizione di alcuni dei pezzi del suo repertorio che ne hanno decretato  il successo internazionale e creato collaborazioni con Al Jarreau, James Taylor Quartet, Chaka Khan e  Bluey degli Incognito.  Romantic Tour 2022 di Biondi è in tournèe europea.




A Brescia la Danza di Emanuel Gat Dance stupisce il pubblico italiano

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Spettacolo di alto livello è stato Lovetrain 2020 della compagnia di Emanuel Gat Dance presentato il 27 ottobre 2022 al Teatro Grande di Brescia. Tredici i danzatori protagonisti in scena nonché tutti creatori di un musical di danza moderna ballato sulle musiche di Tears for Fears. “Una meravigliosa celebrazione del corpo, della performance, della vita” per parafrasare la definizione che ne fece il quotidiano  The New York Time.

Quasi un’ora e mezza di danza ininterrotta in cui i ballerini della compagnia francese, guidati dal coreografo di origini israeliane Emanuel Gat, hanno dato vita a numeri di alta maestria individuale e collettiva. Lo spettacolo già  ben collaudato si è infatti basato oltre che sulle indubbie doti degli interpreti, su una moderna e interessante coreografia che ha saputo dare tono e carattere alla interpretazione da parte del corpo di ballo degli accattivanti brani del duo musicale britannico fondato negli anni “Ottanta da Roland Orzabal e da Curt Smith.

I costumi del musical ben studiati  e una essenziale scenografia coadiuvata da una sapiente illuminazione scenica hanno fatto il resto, presentando al pubblico un interessante spettacolo di danza dei nostri giorni. Lovetrain 2020 fu creato in piena pandemia e venne presentato al Festival di Montpellier dello stesso anno, ma è dal 2021 ad oggi che lo spettacolo  è assiduamente presente sui palcoscenici dei teatri internazionali.

Lo spettacolo non presenta  una trama nel senso classico del termine ma “si avvale di un tragitto musicale da riempire”, in cui anche il silenzio trova spazio, accanto alla vivacità e al rumore quotidiano, offrendo non pochi spunti di riflessione intorno allo stupore del corpo e  della vita. E’ in tale contesto che Lovetrain 2020 celebra il nostro tempo regalando una visione attenta alla vita contemporanea e offrendo non poche sensazioni di cui appropriarsi e arricchirsi. Lo spettacolo  è in tour mondiale sino al prossimo dicembre.



“La Commedia degli errori” il primo testo teatrale del Bardo

LA COMMEDIA DEGLI ERRORI courtesy wikimedia

Prima opera teatrale di William Shakespeare “La commedia  degli errori” scritta all’età di trent’anni, rivela l’ispirazione  ai testi classici del Bardo. La commedia riprende infatti la trama di una farsa di Plauto “I Menecmi” basata sulla storia di due gemelli protagonisti e qui integrati da altri due gemelli voluti da Shakespeare per arricchire l’intreccio della rappresentazione teatrale. Un padre crede di aver perso la moglie e quasi tutti i piccoli figli ( due coppie di gemellini) nel corso di un naufragio, ma scoprirà  alla fine che la consorte e i figli ormai cresciuti sono ancora in vita. Durante la commedia però i gemelli daranno vita ad una serie di equivoci che allieteranno gli spettatori e i lettori con una serie di studiati scambi di persona. La commedia è una vera macchina da scena in grado di coinvolgere per la sua precisione ed efficacia. Il lieto fine inoltre rende ancor più piacevole una rappresentazione dinamica e divertente.



Gonzalo Rubalcaba e Aymèe Nuviola entusiasmano il pubblico del Bergamo Jazz Festival

Gonzalo Rubalcaba con Aymee Nuviola
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Si è conclusa la seguitissima  edizione di Bergamo Jazz Festival 2022, con due concerti rispettivamente del giovane Michael Mayo e del suo gruppo, e di Gonzalo Rubalcaba con Aymee Nuviola e ottetto. Una piccola appendice del festival continuerà sino al prossimo aprile con la mostra fotografica del bravo Jimmy Katz dedicata ai grandi nomi del Jazz presso la sede dell’ex chiesa della Maddalena in Via Sant’ Alessandro nel centro cittadino. Bergamo Jazz Festival 2022 ha visto l’avvicendarsi di concerti in ben undici luoghi della Città e due nella provincia a conferma di una rinnovata  vitalità dopo la drammatica chiusura a causa della pandemia. La serata presso il Teatro Donizetti di Bergamo è stata presentata da Maria Pia De Vito direttrice artistica del festival che ha introdotto il quartetto del cantante figlio d’arte Michael Mayo indicandolo come interprete vocale di vero talento.

Michael Mayo foto di Shervin Lainez

Con lui si sono esibiti Andrew Freedman alle tastiere elettroniche, Nick Campbell al contrabbasso e Robin Baytas alla batteria. La loro performance si è subito caratterizzata all’insegna dell’ originalità musicale. Voce dalla timbrica moderna quella di Mayo si è spinta lungo i binari della sonorità e della vocalità tipici  dello scat singhing derivanti dal jazz con l’uso di suoni originali e piacevoli oltre che ritmici e melodici. Il cantante americano ha anche presentato con successo brani in stile soul e pop impiegando una contaminazione di stili, coadiuvato da una band che lo ha seguito nelle sue non brevi improvvisazioni che a tratti hanno coinvolto anche  il pubblico  presente. Bis a sorpresa con un brano originalissimo in pieno stile scat singhing che ha tributato il successo della sua serata e del suo gruppo. All’insegna della sua fama è stato, nella seconda parte dello spettacolo, il concerto di Gonzalo Rubalcaba con Aymee Nuviola e del suo ottetto dal titolo “Viento Y Tiempo”. Il noto pianista cubano si è esibito con l’amica d’infanzia e prestigiosa cantante Aymee Nuviola e con Yunior Arronte al sax, Cristobal Verdecia al basso, Hilario Bell alla batteria, Majito Aguilera alle percussioni, Lourdes Nuviola e Alfredo Lugo come coristi. Il gruppo non ha impiegato molto tempo a far apprezzare al pubblico le proprie indubbie doti musicali. Virtuoso pianista e fra i maggiori sulla scena internazionale odierna, Rubalcaba ha dispiegato il suo talento nel corso del concerto prima al servizio dell’intensa e potente voce di Nuviola e poi esibendosi in una serie di assoli di moderna timbrica jazz da lasciare il pubblico senza fiato. Il tutto all’insegna del ritmo e della musicalità cubana, che calata nella tradizione musicale dell’isola caraibica, ha saputo trovare momenti di sonorità nuovi e originali grazie alle abilità concertistiche di tutti i musicisti. Abile intrattenitrice Nuviola oltre che cantante di valore ha coinvolto il pubblico con bravura accattivante forte di un affiatamento musicale con il geniale Rubalcaba. Da ciò è scaturita una magica atmosfera degna dei più interessanti spettacoli dal vivo. Finale di concerto con Maria Pia De Vito che invitata a sorpresa sul palco da Nuviola  ha cantato con lei il popolare brano di Pino Daniele “Quando”  accompagnata al piano da Rubalcaba che ha avuto l’approvazione dello straordinario pubblico bergamasco.




Giulio Cesare di William Shakespeare

Attentato a Giulio Cesare in un dipinto di Karl Theodor von Piloty- courtesy wikimedia

L’ispirazione a storie italiane da parte di Wiliam Shakespeare continua anche nel “Giulio Cesare” tragedia che pur facendo riferimento alle “Vite parallele” del filosofo e biografo greco, di cittadinanza romana, Plutarco, è ambientata nella Roma imperiale di Caio Giulio Cesare. Essa può essere definita una tragedia politica, anche se nella motivazione della congiura perpetrata da Cassio e da Bruto ai danni di Giulio Cesare provocandone la morte, oltre alla bramosia di potere  vi si può scorgere  l’invidia dei due nobili romani verso il potere  assoluto del loro imperatore. Testo quello del “Giulio Cesare” scritto nel pieno della maturità artistica di Shakespeare che mostra a differenza del “Tito Andronico”, la tecnica del Bardo  nell’utilizzare le fonti di ispirazione e di come egli le adatti all’esigenza drammaturgica. Nel “Giulio Cesare” l’autore britannico ricava dall’opera di Plutarco l’ambientazione, i tratti psicologici e gli avvenimenti, mutando però alcuni aspetti dei caratteri dei protagonisti nonchè le dinamiche  dello svolgimento dei fatti. Il Bardo utilizza così le caratteristiche di Cassio, Bruto, Casca e di Cesare secondo una logica  teatrale lavorando sulla rappresentazione e i conseguenti effetti scenici e di impatto verso lo spettatore. Non dimentichiamo infatti che i testi teatrali di Shakespeare pervenuti sino a noi, sono il frutto di una revisione  avvenuta durante le varie fasi delle rappresentazioni in teatro prima e durante le realizzazioni degli spettacoli proposti al pubblico inglese dell’epoca. E’ in questa fase che si vede la genialità di  Shakespeare nell’assemblare  un testo in funzione delle sue necessità drammaturgiche distaccandosi, dove necessario, dalla narrazione  e dalle caratterizzazioni psicologiche delle fonti storiche a cui egli si ispira. Aspetto questo  sottolineato anche dal compianto Giorgio Albertazzi approfondito conoscitore dell’arte scenica shakespeariana.



La poesia di Ying Li al Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo

Ying Li

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Di nazionalità cinese ma di formazione cino americana, la pianista Ying Li ha trovato in Italia l’opportunità  di diventare artista internazionale affermandosi al concorso Antonio Mormone nel 2021 con un concerto al Teatro alla Scala di Milano. Da allora la sua carriera è stata tutta un crescendo di opportunità e di occasioni sfruttate, come la vittoria al concorso Young Concert Artists Audition a New York; nonchè i concerti nelle prestigiose sale e nei teatri di tutto il  mondo, compreso quello del 21 giugno scorso che l’ha vista debuttare al Teatro Donizetti di Bergamo nell’ambito della 59a edizione del Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo dal titolo “Novecento Suite” e dedicato alla musica del secolo scorso. Tenacia e intelligenza, giovane entusiasmo e virtuosismo tecnico fanno già parte del background artistico  di Ying Li. Lei come molti talenti della musica ha iniziato a suonare il pianoforte giovanissima, a cinque anni, per poi trasferirsi in America pressochè adolescente, ancora fresca degli studi intrapresi al prestigioso Central Conservatory di Pechino  e affrontare la nuova realtà di Philadelphia e di New York dove ha studiato nelle più  quotate scuole musicali del mondo, la Curtis Institute e la newyorchese  Julliard School. Nel corso della serata bergamasca Ying Li ha spaziato fra i brani introspettivi e un po’ crepuscolari di Bela Bartok e il romanticismo del musicista argentino Alberto Ginastera, con disinvolta versatilità, mostrando passione e senso poetico nella magistrale esecuzione del brano di Ginastera “Danza della ragazza di Donosa”. La sicurezza e il senso della misura nelle esecuzioni denotano  lo stile musicale della ventiquattrenne Li che per sensibilità ricorda l’eccelsa pianista italiana Beatrice Rana.  Nella seconda parte dello spettacolo l’artista cino americana è tornata sui toni indefiniti delle composizioni dell’austriaco Alban Berg per finire con la poesia di Richard Strauss, Percy Grainger e Igor Stravinskij. Con il pezzo dal “Der Rosenhavalier” di Grainger e il finale della Svite da “Luccello di fuoco” di Stravinskij,  Ying Li ha mostrato di aver fatto suo il patos delle rispettive melodie trascinando il caloroso pubblico bergamasco alla richiesta di ripetuti bis eseguiti su brani di Bach e Chopin.




Grande successo del Gruppo Fiati Musica Aperta nel castello di Cavernago con il concerto dedicato a Bartolomeo Colleoni

Veduta aerea del Castello di Cavernago 

La Quarta Edizione del Concerto dedicato al condottiero Bartolomeo Colleoni dal titolo “Echi di antiche battaglie”  si è tenuta il 14 maggio  nello splendido scenario del castello di Cavernago, dimora che fu del capitano di ventura orobico. Ad ospitarla è stata Coglia, l’organismo che raggruppa più di venti comuni della bergamasca, fra cui Il Comune di Bergamo e la Provincia di Bergamo e di altre città italiane, costituito alcuni anni fa per tutelare la figura e l’opera di Bartolomeo Colleoni e dei suoi discendenti i Martinengo Colleoni, oltre che i luoghi ad essi legati e che trova nel Comune di Cavernago il suo capofila. Lo spettacolo musicale è stato curato del Gruppo Fiati Musica Aperta composto da 10 elementi, diretto dal maestro Pieralberto Cattaneo e si è ispirato ad un percorso sul Colleoni che Marco Buscarino ha creato  per Touring Magazine la rivista del Touring Club Italiano. Durante lo spettacolo l’attore Francesco Porfido ha illustrato al pubblico presente alcune caratteristiche dell’importante iniziativa. Il Sindaco di Cavernago Giuseppe Togni ha spiegato agli spettatori l’impegno del suo comune e di quelli aggregati all’associazione Coglia nella salvaguardia della figura e dei luoghi del condottiero bergamasco e dei suoi discendenti. Il concerto idealmente ha avvicinato le imprese quattrocentesche di Bartolomeo Colleoni al periodo  della fine delle campagne napoleoniche, che hanno potentemente suggestionato, pur con sentimenti contraddittori, un compositore come Ludwig Van Beethoven.

Simboli di Coglia

Il castello di Cavernago costituisce oggi uno dei patrimoni artistici architettonici  presenti  sul territorio del comune di Cavernago accanto al Castello di Malpaga. Ricordare Bartolomeo Colleoni  è un appuntamento fisso ormai   per i   cittadini orobici  che  sempre  più   numerosi hanno scoperto i luoghi del condottiero in città e provincia grazie anche ai concerti a lui dedicati dall’Associazione Musica Aperta in questi ultimi anni.

Il Gruppo Fiati Musica Aperta in una fase del concerto

Bartolomeo Colleoni conosciutissimo in Italia e all’estero, è stata una figura poliedrica: uomo d’armi e di diplomazia, committente di monumenti d’arte come di istituzioni di beneficienza. La figura del condottiero è tuttavia quella più impressa nell’immaginario collettivo. Molte delle sue vittorie più importanti furono da imputare  alla rapidità e alla durezza con le quali le affrontò. Il suo ruolo nella città di Bergamo e nei feudi della sua provincia, fu quello di costituire un avamposto dei possedimenti veneziani in Lombardia e situati sul  confine con il Ducato di Milano, dove il Colleoni  esercitò un potere quasi indipendente, rispetto al quello della Serenissima, tollerato dai veneziani che   non potevano  permettersi di perdere lui  e le sue truppe.

La statua di Colleoni a Venezia

Fu     il     Colleoni     in persona che  intorno al 1470 acquistò il Castello di Cavernago  dai Canonici della Cattedrale di S. Alessandro di Bergamo. Successivamente la proprietà passò ai suoi discendenti, i Martinengo Colleoni. Ma fu a partire dal 1597  che i proprietari diedero avvio  ai lavori di totale rifacimento del complesso che determinarono la fisionomia odierna  del castello. Nel corso del concerto sono stati eseguiti brani di Ludwig van Beethoven accanto a quelli  di Franz Schubert, Giuseppe Verdi, Gioacchino Rossini, Vincenzo Bellini e Gaetano Donizetti che hanno riscosso lapprovazione del pubblico presente. Straordinaria l’acustica dell’antica dimora del Colleoni che ha dato grande intensità alla già eccellente esecuzione del gruppo fiati Musica Aperta.



CLASSICHE FORME, FESTIVAL INTERNAZIONALE  DI MUSICA DA CAMERA, CONQUISTA LECCE

Beatrice Rana e Massimo Spada

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Si è conclusa nel chiostro del Rettorato di Lecce, con una straordinaria serata musicale, la sesta edizione del Festival Internazionale di Musica da Camera “Classiche Forme”, ideata e diretta da Beatrice Rana, stella internazionale del pianoforte, che ha presentato  al pubblico l’ultima serata intitolata “Souvenir”. La giovane pianista salentina, visibilmente commossa, ha ringraziato il pubblico per la grande partecipazione a Classiche Forme 2022, così come per la folta presenza alla serata conclusiva della nota manifestazione, dando così inizio al concerto con un pezzo di F. Drdla eseguito da Amaury Coeytaux al violino  e da Massimo Spada al pianoforte. È stata quindi la volta della stessa Beatrice Rana che insieme a Spada ha eseguito al pianoforte due pezzi a quattro mani : la “Fantasia in fa minore opera 103 D 940” di F. Schubert e il contemporaneo “Souvenir da uno sguardo alla Luna da un caleidoscopio” di Fabio Massimo Capogrosso, presente al concerto finale, scritto appositamente per l’edizione 2022 di Classiche Forme, che insieme al brano di Schubert,  ha suscitato l’entusiasmo del pubblico.

A sinistra Ludovica Rana, a destra Beatrice Rana accanto a Massimo Spada e il Quartetto Modigliani con Amaury Coeytaux (il terzo da sinistra)

Finale di concerto con Souvenir de Florence di P.I. Cajkoskij  eseguito dal Quintetto Modigliani, fra i migliori a livello internazionale, insieme a Massimo Spada, Amaury Coeytaux e Ludovica Rana, nello spirito di collaborazione fra i musicisti del festival. Ovazione del pubblico nel finale  che, come suggerito da Beatrice Rana nella presentazione iniziale del concerto, “potrà ricordare i pezzi eseguiti nel corso della serata,  come autentici souvenir musicali” di un festival apprezzato e molto seguito dal pubblico e dalla critica. I concerti di “Classiche Forme” sono stati inoltre trasmessi da RaiRadio3.




La Batsheva Dance Company a Brescia

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Performance all’insegna della contemporaneità è stata quella della Batsheva Dance Company d’ Israele, una delle maggiori compagnie internazionali di oggi in questo genere, che ha rappresentato al Teatro Grande di Brescia lo spettacolo Venezuela. Fondata niente di meno che da Martha Graham guru della danza moderna e contemporanea, il gruppo ebbe il supporto della baronessa Batsheva de Rothschild. La compagnia che ha da sempre sede a Tel Aviv ha  proposto un “trittico” inscenato sullo stesso quadro di balletto con musiche diverse, in cui  i 16 ballerini e ballerine hanno dato prova di un’insolito quanto originale spettacolo. Tale stile propositivo ha avuto il merito di far comprendere al meglio la complessa sequenza compositiva del movimento scenico da parte dei protagonisti, quanto la loro lineare esecuzione. Coreografia di alto livello di Ohad Naharin  eseguita con un’ottima tecnica dalla compagnia di giovani artisti. Essi hanno infatti  saputo tenere il palcoscenico per un’ora e mezza, mostrando al pubblico quanto diverse siano le emozioni derivanti dai movimenti della danza Gaga in relazione ai canti gregoriani, al rap di The Notorius B.I.G., alla musica araba al rap metallico dei Rage Against the Macine. Cosa chiedere di meglio in fatto di originalità ed eterogeneità spettacolare? I quadri di balletto eseguiti sul palcoscenico scarno e privo di elementi scenografici,  hanno evidenziato altresì le caratteristiche tecniche e fisiche individuali dei danzatori e delle danzatrici. Tutti dotati di una padronanza fisica che si è spinta a tratti sino  ai limiti della ricerca coreografica, hanno mostrato numeri di  classe raffinata, unitamente a sequenze di movimenti in successione da far pensare a veri e propri assoli, riconducibili però ad una composizione di matrice unitaria. La ripetitività della vita moderna, forse dei mezzi di produzione, della standardizzazione in crisi? Ohad Naharin direttore e coreografo della compagnia Batsheva, ha studiato presso la Graham Dance Company di New York ed è l’inventore del metodo Gaga, riconosciuto oggi in tutto il mondo. Quasi a confermare la risposta entusiastica del pubblico presente, lo spettacolo è stato altresì vincitore del Grand Prize 2019 della critica francese come miglior performance di danza.  



Una Grande Simona Molinari al Locomotive Jazz Festival in Salento

Simona Molinari

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Giunto alla sua XVI edizione il Locomotive Jazz Festival 2021 Archeologie si conferma a pieno titolo uno degli appuntamenti più rappresentativi dell’estate salentina. Iniziato giovedi 29 luglio nella suggestiva cornice di Piazza Diaz a Sogliano Cavour in provincia di Lecce,  con Alessandro Quarta, ha visto nella serata del 30  la presenza di Simona Molinari e del suo gruppo composto da Claudio Filippini al pianoforte, Fabio Colella alla batteria, Gian Piero Lo Piccolo ai fiati e Nicola Di Camillo al basso. Il concerto è iniziato con uno dei pezzi più noti al grande pubblico della cantante partenopea dal titolo “Egocentrica” presentato al Festival di Sanremo nel 2009 nella categoria giovani. La performance ha seguito così un percorso  intimo e legato alle emozioni personali dell’artista italiana con una serie di pezzi scritti dalla stessa interprete e che hanno segnato il filo conduttore dello spettacolo musicale. Tema dei brani: l’amore, visto nelle sue fasi iniziali e nel corso del suo fluire per poi esaurirsi nel disincanto. Va subito detto che in questo excursus è apparsa una nuova artista rispetto al passato, una Molinari più riflessiva e attenta all’aspetto minimalista della realtà. La cantante italiana  ha inoltre  confermato con le sue straordinarie doti di versatilità  vocali di essere nel pieno della sua migliore fase artistica. Ciò anche sottolineato dal numeroso pubblico presente che ha manifestato il proprio apprezzamento  con applausi a scena aperta che hanno coronato una serata intima e di grande livello musicale. Vuoi per la bravura dei musicisti della band, che per il coinvolgente  swing che ha animato varie fasi del concerto. Da sottolineare  la prova di Gian Piero Lo Piccolo ai fiati che ha saputo creare atmosfere jazz di grande suggestione. Impeccabile tecnicamente e in scena, la Molinari ha spaziato dal genere pop  a quello jazz esibendosi anche in brani che hanno fatto la storia della musica come “Natural Woman” di Carol King e interpretato da Aretha Franklin nel 2016 in una memorabile performance al  Kennedy Center di Washington alla presenza di Michelle e Barak Obama. Oppure di “Back to Back” di Amy Winehouse, eseguita  con potente e misurata vocalità dall’interprete italiana  che ha coinvolto il pubblico portandolo con sé sino all’ultima nota del suo concerto. Chiusura con “La felicità” altro  brano sanremese categoria big del 2011  della vocalist napoletana fra la standing ovation del pubblico.